Diario di un genio - Salvador Dalì

2010-10-04 171922
“Ogni mattina, svegliandomi, sperimento un piacere supremo che oggi scopro per la prima volta: quello d'essere Salvador Dalì, e mi domando, colmo di meraviglia, cosa farà ancora di prodigioso oggi questo Salvador Dalì...”
Eccentrico, folle, consapevolmente geniale, vanesio, esibizionista, in una parola:Dalì.
Diario di un genio”, di cui sopra riporto una citazione, è una delle autobiografie auto celebrative che Dalì scrive e nella quale racchiude, con molti vuoti, gli anni che vanno dal '52 al '63. Noto a tutti per le sue atmosfere oniriche, per i particolari simbolici ossessivamente ripetuti, in questa occasione ci mette a parte della nascita dei suoi progetti, realizzati o puramente utopici, dunque le ragioni emotive, tecniche o economiche celate dietro la realizzazione di una tela, di un film, di una scultura, ragioni però che passano in secondo piano di fronte al prendere corpo, nel suo abituale stile, trasportato dall'arte visuale in quella letteraria, dell'amore per la vita e per la natura, l'amore sconfinato per la “divina” Gala, la sua compagna, volti di amici, come quello di Federico Garcìa Lorca, e di nemici, idee filosofiche, morali, religiose, scientifiche.
Quando esprime le sue sconcertanti idee ha cura di specificare che parla seriamente, che pronuncia la più rigorosa verità, lontano da ogni scherzo o facezia. La narcisistica necessità di essere il perno attorno a cui ruotano le vite altrui è accompagnata dal sincero entusiasmo fanciullesco, spinta motivante per il conseguimento dei suoi obiettivi. Fra le righe del suo diario, surreale non meno delle sue opere artistiche, emerge sì un forte legame col denaro e la popolarità, ma slegati dal concetto di ostentazione e successo. Artista surreale che ha reso la sua stessa vita un'unica, grande opera d'arte surrealista.
Nel cercare le ragioni che dovrebbe spingere il lettore estraneo al mondo dell'arte ad avvicinarsi a Dalì ne ho trovate un paio: la prima semplicemente culturale, la seconda più emotiva, sentimentale. Cosa spinge ognuno di noi a leggere TolkienGaimanMartinLewis? Non è il bisogno di essere trasportati in un mondo fantastico, o per dar sfogo alle nostre fantasie infantili che rimangono ancorate saldamente dentro di noi? Dalì, non meno dei noti scrittori del genere fantasy, ci prende per mano e ci trasporta in un mondo, il suo mondo, che lui stesso ha realizzato e dentro cui viveva.

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