A sud del confine, a ovest del sole - Murakami Haruki

murakami aruki  

Periodicamente, come già detto in passato, mi lascio travolgere dalle atmosfere irreali dal visionario Murakami. Per chi è un abituale lettore di questo autore, riscontrerà la ricorrenza di elementi surreali nei suoi racconti, ma nel caso di A sud del confine, a ovest del sole tali elementi sono assenti, in quanto classificabile come vero e proprio romanzo di formazione. Del protagonista, Hajime, si conosce l'evoluzione emotiva e mentale dai dodici anni fino ai trentasette con una costante fissa: l'amore incondizionato per la sua coetanea Shimamoto, con cui passa momenti indimenticabili durante l'infanzia e che ritrova da adulto.
Una trama che mi ha toccato sin dall'inizio e in cui in diversi tratti mi ci sono rivisto. La stereotipizzazione del figlio unico, in cui Hajime si ritrova, da parte di una cultura familiare che vuole più figli , è un'importante, e toccante, verità sociale che Murakami trattata senza eccessiva drammaticità, inquadrando perfettamente però gli aspetti che la riguardano: il sentirsi differenti dagli altri, la necessità di ritagliarsi dei momenti di solitudine legata alla tendenza a chiudersi in se stessi. Anche l'amore vissuto dal protagonista, una amore intenso che prende in età adulta una piega quasi morbosa da entrambe le parti, è lontano dall'essere un sentimento romantico e idilliaco. L'ossessione che Hajime prova per Shimamoto acquista toni negativi nel momento in cui si ritrova a dover decidere se continuare con la sua vita, moglie, figlie e lavoro, o abbandonare tutto per il suo amore, tutto ciò condito dal solito stile che vede dialoghi brevi, asciutti, che lasciano il pensiero in sospeso e una prosa ruvida, dolorosa eppur scorrevole. Un romanzo che racchiude una forza pari al precedente Norwegian wood senza però perdersi in particolari poco utili all'economia della trama, che tocca le corde dei sentimenti più profondi lasciando un segno indelebile.

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